[Cronaca] Velo Primo

Purtroppo quando siamo tornati da Haiti, abbiamo passato un periodo piuttosto animato.
La notte dopo essere rientrati siamo andati a fare il nostro rapporto al Vescovo Nazel. Con la scomparsa di Ivan, il Branco aveva bisogno di un nuovo Reverendo e su decisione unanime dei Black Wolves, questo compito è spettato a me. Così, il Vescovo ha voluto darmi la sua benedizione di persona. E’ stato davvero qualcosa d’inquietante.
Quando, dopo una settimana dal nostro ritorno in Italia, ci ha chiamati il Vescovo, tutto ci aspettavamo fuorchè la serie di eventi insoliti, inquietanti e piuttosto cruenti che si sono succeduti, concatenati, l’uno all’altro.
Entrando nella sala del Vescovo, assieme a tutto il resto del Branco, ebbi un tremito.
Non so di preciso a cosa fosse dovuto, se alla presenza di Nazel che sembrava particolarmente inquietante o al semplice fatto che da quando sono tornata da Haiti le mie percezioni sono più sensibili e tese del consueto.
Oppure a darmi da pensare era la presenza di Morgana Daimon e di suo fratello, che, silenziosi e comodamente seduti sui vecchi scanni di legno restaurato e lucidato, mantenevano lo sguardo su di noi.
«Buona sera, Balck Wolves.» la voce grave del Vescovo Nazel era una perfetta maschera di calcolato dolore. Stava fingendo proprio bene il suo dispiacere per la perdita di Ivan. Inoltre quel suo tono cupo ha sempre avuto il dono di farmi tremare «Vi porgo le mie condoglianze, prima di tutto, per la perdita del vostro stimato Reverendo. Ho già disposto un rito funebre in suo onore e so che molti vorranno fare visita alla tomba eterna di Ivan Kubilny, dunque spero non vi dispiaccia se ho fatto sistemare i suoi resti, davvero pochi del resto, nella cappella al cimitero di Mantova, dove sono ospitati i personaggi più illustri della nostra zona.» quando tacque, la grande sala sembrò quasi rimbombare del suo silenzio, facendomi pensare ad una grande bara che ci contenesse tutti.
L’aria cupa dei miei compagni, il volto grave del Vescovo Nazel, tutto parlava della mancanza di Ivan. Anche se io sapevo che Ivan era ancora con noi.
Xavier non era voluto venire, non avendo ancora scoperto quale meccanismo faccia passare la sua personalità a quella di Ivan non voleva rischiare di essere tacciato d’infernalismo, così ora, li davanti al nostro Vescovo, c’eravamo Selene, Ian, Fandango ed io.
Garth, richiamato dal suo Sire, ci ha lasciato in dono un cd la cui unica e lunghissima traccia, è il suono allegro del suo violino. Non ha gli stessi effetti che ha quando lo si sente dal vivo…ehm, dal vero, volevo dire, ma ha avuto comunque un effetto benefico su Selene e Mario.
E poi anche Mario è partito. Ha solo detto di avere un nuovo compito da svolgere, così ci lascerà per qualche tempo. Tipico di Mario, partire senza lasciarsi dietro scie da seguire.
Anche Fandango partirà per Haiti appena avremo ristabilito l’ordine del Branco, gli è stato affidato il compito di sorvegliare e mantenere la zona sotto il controllo del Sabbat e lui sembra fiero di esser stato mandato in un territorio in cui la guerra non è mai cessata del tutto.
Il nostro Branco si stà sgretolando ed io, Samara Amuhi, del Clan Amuhi dei Serpenti di Luce, esponente della Camarilla, stò per chiedere la carica religiosa del Branco.
Di quel che resta, del Branco.
Così, quando avanzai nella grande e sontuosa sala in stile rinascimentale, sentivo un pressante, doloroso rimasuglio di quella che gli umani chiamerebbero Malinconia.
Attorno a me sentii lo scalpiccio dei miei compagni di Branco avvicinarsi e inginocchiarsi a loro volta al cospetto del Vescovo. Chinai con riluttanza il capo davanti a quel Cainita di cui mai e poi mai mi sarei fidata davvero.
«Buona sera, Vescovo Nazel. La ringraziamo per gli onori tributati a Ivan, la sua Morte Ultima ha straziato noi tutti.» la voce di Fandango suonò secca alle mie stesse orecchie, ma d’altro canto non si poteva pretendere di più da lui. Come Ductus, come capo militare del nostro sbrindellato Branco, spettava a lui parlare, ma Fan non è fatto per le parole. «Ma siamo qui per dimostrare il nostro desiderio di continuare a perseguire la volontà del Sabbat. Per questo motivo abbiamo bisogno di una nuova guida spirituale.» dritto al punto «Dunque per votazione, risultata tra l’altro unanime, abbiamo scelto di proporre Samara come nostra nuova Reverenda.» un gesto della mano di Fandango ad indicarmi e su di me sento il peso di tre paia di occhi.
«Presentati come si conviene, Samara.» m’invita il Vescovo Nazel.
Oh, come vorrei poter avere della saliva da farmi andare di traverso, in occasioni come queste. Invece rimango a capo chino e comincio a sciorinare la mia presentazione.
«Il mio nome è Samara Amuhi rinnegata figlia di Jack Stone del Clan dei Serpenti di Luce, Prima ed unica figlia del Clan Amuhi costituito con la benedizione del Vescovo Nazel.» la mia voce tace e dopo un momento sento alcuni passi e la mano del Vescovo Nazel compare nel mio limitato campo visivo. Osservo il palmo liscio e mi viene spontaneo domandarmi quale sia il comportamento adeguato, in quel momento. Mario lo avrebbe sicuramente saputo, lui è un campione di Galateo.
Poi scorgo un leggero cenno delle dita, come un invito. Così poso la mia mano su quella gelida del Vescovo Nazel e mi sollevo meccanicamente in piedi, seguendo le movenze del Cainita senza tuttavia poggiarmi davvero a quella mano che mi mette i brividi.
Il Vescovo accenna un sorriso che appare alquanto fuori posto su quel viso severo.
«Ha fatto molta strada in così poco tempo, Samara.» commenta e giurerei di aver visto un lampo di ironia, in quegli occhi solitamente così inespressivi.
«Ho solo seguito la via del Sabbat.» rispondo meccanicamente. Di nuovo quell’accenno di sorriso, quindi dai tendaggi infondo alla sala, vedo sbucare una creatura dalla pelle blu che già altre volte ho incontrato. Najiv, segretaria del Vescovo Morgana Daimon fa un lieve cenno del capo che viene colto da Nazel e da Morgana stessa. So cosa vuol dire. Najiv non aveva trovato traccia di bugie in quel che ho detto.
Allora sentii il peso di quella patetica mascherata pesarmi sulle spalle. Una sciarada che non vedevo l’ora finisse. Sollevai appena gli occhi dalle pupille oblunghe e li fissai in quelli del Vescovo quando tornò a guardarmi. Non cercai di fare appello alle mie abilità ipnotiche, sarebbe stato proprio stupido farlo mentre il Vescovo si tagliava la punta di un dito con un pugnale e lo sollevava per potermi dare la sua benedizione, tracciandomi una croce sulla fronte con quel liquido cremisi dall’orrendo odore rugginoso. Per Dio, non avrei mai voluto bere il sangue di quel Cainita, ma sapevo che il rituale lo prevedeva.
«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo lascio a te, Samara Amuhi, del Clan Amuhi, il compito di guidare l’orfano Branco dei Black Wolves, pregando che Dio possa concedere, insieme alla mia, anche la sua benedizione.» le solenni parole di rito vennero pronunciate una dopo l’altra, ma solo quando il Vescovo portò le labbra a posare un bacio sulla mia fronte, solo allora qualcosa mi colpì come una sferzata di gelido orrore. Udii nella mente il pianto di innumerevoli creature, la disperazione e il lacerante tocco di piccole mani nel vano tentativo di tenere la mia anima legata a loro. O solo nella vaga speranza di usarmi come appiglio per trascinarsi fuori da…
…da cosa? Rimasi attonita, quasi sconvolta, oserei dire, ad osservare il Vescovo che si era distanziato di qualche passo ormai. Stava dicendo qualcosa ed i miei compagni risposero in coro.
Cercai di recuperare la freddezza che caratterizza ogni Cainita che si rispetti, ma mi accorsi di avere lo sguardo di Morgana addosso. La osservai e di lei notai solo il lieve gesto degli occhi, ad indicare la porta. Accennai un lievissimo assenso e tornai ad osservare Nazel.
Qualcosa di oscuro, di terribile, proveniva dal Vescovo e mi faceva rabbrividire. Non l’avevo mai notato prima, ma ora una sorta di oscurità sembrava dipanarsi da lui, raggelava l’aria e cominciavo a non avere dubbi che fosse proprio quella medesima oscurità a rendere così schifoso l’odore del sangue che ora mi porgeva in una coppa. Morsi il polso e lasciai colare qualche goccia del mio sangue, e sperai che potesse diluire il gusto che sicuramente sarebbe stato disgustoso quanto l’odore.
Osservai gli altri membri del Branco fare lo stesso e solo quando il calice contenne il sangue di ognuno di noi, eccetto dei fratelli Daimon, tornò nelle mani di Nazel che lo sollevò e ripetè quello che aveva urlato poc’anzi, ma con meno veemenza.
«Gloria al Sabbat!» e bevve un sorso.
Poi fu il mio turno. Quando portai il calice alle labbra, cercando di evitare di inalare l’odore del sangue, potei constatare quanto la vitae di Nazel ne aveva guastato il gusto. Era orrendo. Ferroso e corrotto. Da cosa non saprei tuttora dirlo.
Bevemmo tutti, come richiedeva il rito, nessuno commentò, nessuno si lamentò. Ma sentivo che tutti avremmo voluto evitare quell’ultima parte.
Stà di fatto che Nazel concluse il rito senza dire altro. Prese la coppa, il pugnale e si diresse fuori dalla stanza, lasciandoci con i fratelli Daimon.
«Vescovo Morgana, Bronach…» salutai con un chinare del capo, quando li vidi avvicinarsi.
«Samara, siamo profondamente dispiaciuti per la perdita di Ivan. Permetteteci di accompagnarvi alla Cappella a fargli visita.» e la voce soave della donna mi parve più un ordine. Dunque non feci altro che annuire e ciò bastò a convincerci tutti ad uscire il più presto possibile dal Rifugio del nostro “amatissimo” Vescovo…

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Shekinah

Sono la burattinaia, sono il filo che da oggi reggerà il tuo burattino Sono colei che muoverà le dita ad indicare la tua sorte. Obbligherò le tue membra ad alzarsi contro il volere della Natura stessa, senza che tu possa fermarmi. Eseguirai la mia danza. E ti piacerà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *