Citazioni dotte: Siamo un’avanguardia culturale?

DOMANDA:
Però adesso il gioco di ruolo è soprattutto associato a Mmorpg(Massive(ly) Multiplayer Online Role-Playing Game) come World of Warcraft o comunque a videogiochi dove la componente di interpretazione e creazione è molto limitata, mentre quella competitiva è più accentuata. Cosa ne pensi?

RISPOSTA:
“È vero, quelli che citi hanno il nome dei giochi di ruolo, ne hanno preso il posto nell’immaginario collettivo e hanno alcune caratteristiche in comune con loro, ma sono molto diversi. Il vero gioco di ruolo è quello che si svolge completamente in quel cloud astratto che è l’immaginario condiviso dai giocatori seduti intorno a un tavolo, guidati da un master che, se è bravo, riesce a far passare i suoi contenuti e al tempo stesso accetta le suggestioni e gli spunti che riceve dagli altri partecipanti, adattando la direzione che prende la storia.
Questa continua interazione, questa narrazione cooperativa è importantissima ed è ciò che rende il gioco di ruolo, quello vero, un’avanguardia. I videogiochi, come anche i giochi di ruolo dal vivo, possono essere molto belli ma per me non raggiungono lo stesso livello; quando esplori un mondo programmato da altri attraverso uno schermo o quando ti vesti come un elfo hai già rotto l’incantesimo. È proprio nel campo astratto che si realizza la potenza enorme dei giochi di ruolo”.

DOMANDA:
Ma quindi i giochi di ruolo veri sono ancora una forma di avanguardia?

RISPOSTA:
“A livello di contenuti penso che sia ancora un’avanguardia. Il problema è che un’avanguardia culturale può essere definita tale solo quando ha un potere di coinvolgimento e impatto sulla realtà molto forte. In questo senso, credo che i giochi di ruolo abbiano smesso di essere un’avanguardia negli anni Novanta, quando tutta una serie di loro derivati hanno preso il sopravvento. A partire dal successo di Magic fino ai Mmorpg o a giochi come League of Legends e Dota, che inseriscono certe caratteristiche dei giochi di ruolo classici in un frame molto meno creativo e altamente competitivo, identico a quello degli sport classici”.

Per continuare a leggere l’intervista vi rimando al sito da cui ho tratto questi spunti: www.wired.it

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