Augusta Olimpia “Shekinah” Giovanni – La Reietta

Shekinah

Vero nome: Augusta Olimpia Giovanni
Alias: Shekinah

Clan: Giovanni

Personaggio della Cronaca:
Camarilla Night

Morte e Resurrezione

Eravamo cinque amici, cinque semplici umani.
Ci piaceva bere qualcosa in compagnia, magari al bar sotto casa.
Ma cosa ci univa davvero?
Una cosa che ora non ha più nessun valore: l’amicizia.
Quella sera d’autunno eravamo seduti attorno al tavolino di un bar poco lontano da casa mia.
Tutti apparentemente soddisfatti della nostra vita, dei nostri successi.
Ricordo che Andariel aveva vinto una gara di Karate, o qualcosa di simile.
Wolf aveva appena avuto un buon riscontro con un investimento fatto con i guadagni della sua Centrale Nucleare.
Kain credo avesse solo avuto un buon incontro con una donna.
E Joe, beh, Joe è sempre stato riccastro, la sua vita non è mai certo stata difficile. Credo che la sua famiglia abbia origini antiche.
Non ricordo di che epoca, ma qualche volta mi aveva parlato dei suoi avi. Tutta gente con dei nomoni praticamente impossibili da ricordare.

Shekinah

Io?
Io non ho mai avuto troppe pretese dalla vita, ma dalla morte qualcuna si, in effetti.
Ho un’attività in proprio, sono orgogliosa del mio lavoro. Gestisco un’impresa di pompe funebri.
Si, perché anche ora che la mia vita è finita ho ancora bisogno di una copertura.
In realtà è solo che mi piace questo lavoro.
Ma andiamo avanti.
Eravamo dunque seduti a questo benedetto, o forse sarebbe meglio dire maledetto, tavolino quando arrivò una compagnia alquanto eterogenea e bizzarra.
Tre donne e due uomini.
Come noi, anche loro sembravano non aver nulla in comune.

A nulla è valso il tentativo di attaccar bottone di Kain, a quanto ricordo, con una delle due splendide signore. Ancora mi fa sorridere l’ingenuità che mostrammo quella notte nel cercar di conoscere quegli individui, nel cercar di ascoltare i loro strambi discorsi.
Stanca di quel cicaleccio ricordo lasciai i miei amici seduti al tavolino e mi avviai verso casa. Solo qualche centinaia di metri.
Entrai dalla porta del negozio. Tutto era silenzioso, buio e tranquillo, come sempre. Le bare allineate in esposizione, nel loro lucido legno possono mettere inquietudine, ma solo se si ha paura della morte.
Io non ho mai avuto quel timore.
Ho sempre avuto curiosità. Fin da piccola, quando mia nonna, Sabrina Giovanni, moglie di Costanzo Giovanni, chiamato il Generale Senza Medaglie, costernata, cercava di farmi comprendere che non avrei più rivisto i miei genitori ed invece io insistevo nel dire che li vedevo in giro per casa, ogni tanto, che mi sorridevano, che mi accompagnavano di stanza in stanza.

Senza soffermarmi oltre salii le scale, verso il piano di sopra, verso il mio appartamento.
Sfilata la giacca e lasciatala cadere sul divano ricordo che misi l’acqua sul fuoco, una bella camomilla, prima di dormire.
Da umana ho sempre avuto qualche difficoltà ad addormentarmi la notte. Se avessi saputo che di li a poco quel “problema” sarebbe stata la cosa più normale della mia esistenza forse avrei anche evitato di sprecare acqua, gas ed una bustina di camomilla.
Mentre ero intenta ad osservare la bustina in infusione ecco un rumore dal piano di sotto.
Già, mi ero dimenticata di chiudere la porta a chiave. Sbadata io.
E quando scesi le scale cauta, chiedendo al buio: «C’è qualcuno?» non rimasi poi così stupita nel vedere un’ombra staccarsi dal muro ed avvicinarsi verso la luce.
Ma rimasi davvero sorpresa nello scorgere il pallido e severo viso di una delle donne sedute al tavolo solo una mezz’ora prima.
Ricordo che la guardai con sospetto mentre lei, immobile, si lasciava fissare, come fiutando la mia paura. Immobile come una statua, in attesa del momento propizio per spezzare il silenzio.
Ricordo la sua voce, bassa e musicale, con quel suo tono signorile: «Buona sera Shekinah. Spero di non recarle disturbo.»
Ricordo anche che, senza rendermene conto, la invitai a salire a casa mia, a sedersi sul mio divano per parlare con tutta tranquillità.
Non sapevo ancora quali abilità la mia futura Sire, la mia generatrice, possedesse, non sapevo proprio che potessero esistere poteri simili.

Shekinah

Ricordo che mi offrì spiegazioni per ciò che vedevo con questi miei occhi che han sempre posseduto il dono della Seconda Vista, che mi offrì la conoscenza, il denaro ed un potere da poter esercitare per il resto dei secoli in cambio della mia morte.
Ricordo lo stupore che cresceva in me ad ascoltare quelli che per me erano solo vaneggiamenti.
Ma quella donna era così maledettamente convincente…
Ed alla fine mi abbandonai al suo Abbraccio.
Solo sprazzi di ricordi sono rimasti impressi nella mia mente, legati per lo più all’acuto dolore che il morso di quella donna portava sul mio collo.
Ricordo il lento defluire del sangue e della vita da me, il mio urlo straziante soffocato dalla sua esile mano così sicura.
Ricordo quasi con estasi, la dolcezza della voce di quella donna nel mio orecchio.
E quando mi sentii scivolare via, trascinare lontano dalla corrente della vita verso l’oscurità, sentii anche il sapore metallico del sangue di costei riportarmi ad un tipo diverso d’incoscienza: alla non-vita.
Molti credono che morire e rinascere sia un passaggio indolore, che quando ci si risvegli, poi, non si abbia nessun postumo.
Ma non è così.

Fu doloroso per me quel passaggio.
Fu doloroso, poi, prendere possesso delle mie membra morte, rigide e fredde. Non che io sentissi freddo a dire il vero,
anzi, non sentivo ne freddo, ne caldo, non sentivo nemmeno gli odori. A volte dimenticavo anche di battere le palpebre.
Respiravo, inalavo aria, ma per un semplice riflesso condizionato.
Non so per quante ore, dopo che mi risvegliai, rimasi ad ascoltare Lucrezia, si, così si chiamava la mia Sire, parlare della non-vita, dei suoi poteri, delle sue regole.
Di doveri e piaceri.
Mentre imparavo a conoscere di nuovo il mio corpo lei mi istruiva senza tregua, senza sosta.

Come un lavaggio del cervello.
Quella notte iniziai il cammino per divenire quello che sono ora, una vampira, una necromante.
Entrai a far parte della famiglia, del Clan.
La mia prima, vera, famiglia.
Il mio Clan.
Il mio nome è la rappresentazione ebraica della parte femminile di Dio.
La mia essenza è quella di una dominatrice di morte.
Sono Shekinah Giovanni e nell’indifferenza del mio sguardo potrai scorgere solo la tua morte.
Nel tuo sguardo io potrò solo vedere il tuo terrore.

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Pubblicato da Shekinah

Sono la burattinaia, sono il filo che da oggi reggerà il tuo burattino Sono colei che muoverà le dita ad indicare la tua sorte. Obbligherò le tue membra ad alzarsi contro il volere della Natura stessa, senza che tu possa fermarmi. Eseguirai la mia danza. E ti piacerà.

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